Francesco Arena si può definire un neo-poverista. Le sue installazioni e i suoi lavori nascono da materiali tradizionali della scultura (marmo, bronzo, ferro, ardesia) o da oggetti di uso quotidiano che però vengono intrisi di significati particolari.
Rappresentativo del lavoro di Arena è ad esempio l’associazione di un numero ad un evento storico, sociale o politico (ma talvolta anche semplicemente al vissuto personale). Questo numero, che può rappresentare un peso, una distanza, una lunghezza, va a caratterizzare l’opera determinandone la dimensione, la struttura, la forma.
Allora il cubo di marmo deriva il suo lato dall’altezza del libro (prima edizione) letto dall’artista che vi è incastonato. Il peso di una barca di migranti clandestini diventa un blocco di marmo che poi viene traforato fino ad ottenere il peso dell’artista nel medesimo anno.
Artista dotato di grandissima abilità manuale che riesce, in chiave assolutamente originale ed elegante, ad unire arte povera ad arte concettuale.
Le sue opere sono trattate da gallerie internazionali ed è presente nelle manifestazioni fieristiche più importanti.