Achille Perilli nasce a Roma il 28 gennaio 1927.
Nel 1947 partecipa alla redazione del manifesto Forma 1 (firmato oltre che da Perilli, da Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo, Turcato) che viene pubblicato sul primo numero della rivista omonima. Nell’ ottobre dello stesso anno partecipa alla prima mostra del gruppo Forma 1 alla Galleria Art Club.
La sua prima produzione artistica è caratterizzata da una pittura informale-segnica. Le tele, dense di materia, vengono scavate con dei tratti profondi a comporre delle forme riconducibili ad una sorta di primitivismo. Queste forme via via si arricchiscono di squadrature che l’artista realizza per contenerle. Nascono i cosidetti “fumetti” che accompagneranno la produzione di Achille Perilli fino alla fine degli anni 60.
Espone in questo periodo vastamente sia in Italia che all’estero e grazie a collaborazioni continutive con importanti gallerie internazionali come la Marlborough che avendo diverse sedi sparse nelle maggiori capitali mondiali dell’arte (basti pensare a Londra e New York) acquisisce sempre maggiore visibilità. Si annoverano tra le altre, quattro partecipazioni alla Biennale di Venezia e la partecipazione alla Biennale di Tokyo
Dalla fine degli anni 60 i segni mutano in geometrie lineari. Una specie di assonometrie nello spazio talvolta impossibili. Le forme emergono dalla tela grazie ad un uso sapiente delle campiture di colore che amplificano la tridimensionalità della struttura dipinta.
Questo sarà un ciclo molto longevo che accompagnerà l’artista fino alla morte.
Innumerevoli le mostre internazionali che si susseguono incessantemente in spazi espositivi privati e istutuzionali. Tra questi, la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, il Palazzo delle Esposizioni (Roma), la Frankfurter Westend Galerie di Francoforte, la GAM di Torino, il MAMAC di Liegi, la Triennale di Milano, il Musèe des Beaux Art, Mons, la Fondazione Marconi (Milano), l’Istituto Italiano di Cultura a New York e Washington D.C, la National Gallery of Modern Art di Nuova Delhi, l’ Italian Culture Institute Los Angeles, la Walter Bischoff galerie diBerlino.
Si spegne nel 2021 in provincia di Orvieto all’età di 94 anni uno degli ultimi testimoni dell’arte italiana del secondo dopoguerra.