Alighiero Boetti inizia la sua carriera artistica nel 1967 a Torino. Qui, a partire dalla metà degli anni 60, un gruppo di giovani artisti si raccoglie per dare vita al movimento denominato Arte Povera. Boetti vi aderisce come logica conseguenza del clima culturale della città. Il critico Germano Celant fa da collante al neonato gruppo. In questo periodo espone regolarmente insieme ai suoi compagni di avventura artistica in numerose collettive ed in alcune importanti gallerie italiane in forma personale.
Abbandona l’Arte Povera tra il 1971 il 1972, anno in cui si trasferisce a Roma. Già nel 1971 inizia a frequentare sempre più assiduamente l’Afghanistan (meta allora di intellettuali, artisti ed hippies) e si avvicina al mondo del ricamo.
Vengono quindi commissionati i primi lavori alle ricamatrici afghane, le Mappe, che eseguono materialmente il lavoro secondo le regole dettate da Boetti.
Altre tipologie di opere vengono concepite dalla mente dell’artista e affidate all’esecuzione di terzi come le Biro (realizzate con tratteggi di penna a sfera) e i Tutto (ricami patchwork).
La passione per la numerologia, lo porta poi a concepire i lavori postali, i calendari e numerose opere su carta basate su ritmi musicali e numeri. Il gioco sarà sempre una componente imprescindibile del suo lavoro.
Nei primi anni 70, assieme alle Mappe, nascono i cosidetti Arazzi. Ricami in cui Boetti fa tessere una frase che esprime un concetto molto spesso legato alla sua filosofia artistica e di vita. Molto spesso si tratta di frasi che indicano una dicotomia (lo stesso Boetti decise di firmarsi Alighiero e Boetti a partire dal 1971). La produzione degli Arazzi sarà incessante fino alla sua prematura scomparsa.
Partecipa alle maggiori rassegne artistiche ed espone nelle sedi museali più prestigiose. E’ ad oggi riconosciuto come uno dei più importanti artisti italiani sulla scena dell’arte contemporanea mondiale. Numerose ed importanti retrospettive internazionali lo hanno ricordato e hanno contribuito ad alimentarne un mercato sempre più avido delle sue opere.
Alighiero Boetti muore a Roma nel 1994.